ANNO 14 n° 120
Peperino&Co.
Pasolini e la sua
famosa torre di Chia
di Andrea Bentivegna
19/03/2016 - 02:00

di Andrea Bentivegna

''Io sono una forza del passato. Solo nella tradizione è il mio amore. Vengo dai ruderi, dalle chiese''.

I versi, discretamente famosi, sono di Pier Paolo Pasolini e potrebbero essere usati senza timore per illustrare il progetto della sua casa, la famosa torre di Chia.

Ci troviamo nel mezzo di un bosco, non lontano da alcune scenografiche cascatelle, uno scenario unico così amato dal poeta al punto da volerci realizzare un’abitazione nella quale potersi ritirare. Un rifugio insomma che sembra essere una sorta di trasposizione architettonica di ciò che lui stesso andava scrivendo in quegli anni.

Era infatti il Pasolini che scagliava i propri strali contro l’urbanizzazione selvaggia che cancellava ogni memoria del passato, il Pasolini che difendeva le tradizioni sempre più messe a repentaglio da quella che solo molti anni dopo sarebbe stata chiamata globalizzazione. Un intellettuale scomodo che non aveva timori ad attaccare il progresso ad ogni costo di quegli anni.

Nella primavera del 1964 ci fu il primo, folgorante, incontro tra questo angolo di Tuscia e il regista allora alla ricerca di un’ambientazione per l’episodio del battesimo di Cristo nel suo nuovo film ''Il vangelo secondo Matteo''. Lo trovò proprio qui e praticamente non lo lascio più.

Decise così di acquistare l’antica torre nel autunno del 1970 affermando con soddisfazione che si trova ''nel paesaggio più bello del mondo, dove l’Ariosto sarebbe impazzito di gioia nel vedersi ricreato con tanta innocenza di querce, colli, acque e botri''.

Da a lì a poco verrà poi presentato il progetto di restauro, firmato, come ricorda Alfredo Giacomini, dall’architetto Ninfo Burruano, ma che certamente verrà dettagliatamente ispirato da Pasolini stesso.

La sua abitazione si ''appoggia''  letteralmente alle rovine dell’antica fortezza medioevale (''Vengo dai ruderi'', affermava appunto) appartenuta nel XIII secolo a Orso Orsini, nipote di Papa Niccolò III, sviluppandosi su un solo piano a forma di C, sovrastata dall’alta torre ghibellina. La parete posteriore del nuovo edificio non è altro che ciò che rimane dell’antica fortezza, mentre sul lato interno grandi vetrate, legno e muri in peperino restituiscono l’illusione che la dimora sia stata costruita in un’epoca remota.

Un esempio splendido, una dimostrazione di come l’architettura, anche quella moderna, quando ispirata, non deve temere di confrontarsi con la natura e la storia con le quali può dialogare in modo davvero suggestivo.

Del resto pensiamo solo un attimo alla casa sulla cascata di Frank Lloyd Wright. È considerata, per acclamazione, uno degli edifici più belli costruiti nel Novecento. Si trova in un bosco e sorge proprio sopra un torrente che in quel punto forma una piccola cascatella. Un luogo bellissimo ma che, con la costruzione di quell’edificio è divenuto unico.

Insomma la tutela degli antichi paesaggi e degli edifici non sempre è sinonimo di intoccabilità. In alcuni casi , al contrario, l’intervento dell'uomo aggiunge qualcosa. Questi due esempi così lontani ne sono una dimostrazione.

Tornando alla torre di Chia, Pasolini la abitò sempre più di frequente negli ultimi anni della sua vita. In queste stanze scrisse il controverso romanzo ''Petrolio'' e anche molte delle sue ''Lettere Luterane'' e proprio qui fu immortalato, provocatoriamente nudo, dal fotografo Dino Pedriali. Era la sera del 29 ottobre 1975 e il poeta di Casarsa non vedrà mai l’esito di quelli scatti perché poche ore dopo sarà assassinato all’Idroscalo di Ostia.

Questa abitazione, unica nel suo genere, è un luogo splendido che va difeso e raccontato. Sarebbe anche uno splendido museo dove custodire e tramandare la preziosa eredità di Pasolini che, come disse Moravia, fu un poeta e ''E poeti non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono tre o quattro soltanto in un secolo. Quando sarà finito questo secolo, Pasolini sarà tra i pochissimi che conteranno come poeta''.





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